Per un obiettivo europeo: 25 mila vite da salvare.

AMI, Associazione Motociclisti Incolumi, è una ONLUS che nasce (leggi lo Statuto A.m.i. Onlus) dalle esperienze di vari professionisti, piloti, medici, ingegneri e legali, nel campo dell’istruzione alla guida, della prevenzione, della progettazione di strade e quindi dei diritti degli utenti, con il preciso obiettivo di studiare, secondo il metodo scientifico della medicina, gli incidenti stradali e il danno alla salute da essi provocato, per una terapia appropriata.

La divulgazione di una cultura della prevenzione, tramite libri tecnici (Una Guida per Chi Guida, Una Guida per Chi Costruisce Strade e Programma TDI – Tecniche di Difesa dagli Incidenti) tra gli utenti, ma anche tra progettisti ed amministratori di strade, permette soluzioni facilmente realizzabili secondo il principio AMI:

Forgiving Drive, Forgiving Vehicles, Forgiving Roads.

L’Italia sembra ignorare sia il costo umano che economico degli incidenti stradali, equivalente ad una sostanziosa manovra finanziaria: 34 miliardi di euro!

La ricerca effettuata da AMI nel campo della prevenzione (risk-analysis e risk management) avrebbe permesso di raggiungere in pochi anni l’obiettivo del dimezzamento (- 50%) delle vittime da incidenti stradali, come impostoci dalla Comunità Europea e dall’OMS già entro il 2010, con notevole risparmio di vite e soldi.

Dal 2000 a oggi, nonostante patente a punti, autovelox e ritiri patente, in Italia la riduzione delle vittime della strada è stata deludente: (- 18 %) con un drammatico aumento di vittime tra i motociclisti (+32%).

Il know-how dello staff tecnico AMI si basa sulle esperienze acquisite negli anni in settori all’avanguardia nella prevenzione e nel risk-management (aereonautica, motociclismo ed automobilismo agonistico) e sul metodo scientifico della medicina e dell’ingegneria (studio delle dinamiche, cause di incidenti, cause di lesioni, crash-test, valutazioni biomeccaniche).

Il supporto tecnico di AMI è a disposizione di utenti, costruttori, amministratori ed istituzioni che abbiano la volontà di affrontare responsabilmente, anziché osservare, un fenomeno che rappresenta la prima causa di morte e di invalidità tra i 14 ed i 40 anni e che in Italia fa registrare uno dei bilanci più drammatici e, purtroppo, con un trend inaccettabile.